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CORSO IN PREPARAZIONE ALLA CELEBRAZIONE DEL SACRAMENTO DELLA CRESIMA

CORSO IN PREPARAZIONE ALLA CELEBRAZIONE DEL SACRAMENTO DELLA CRESIMA

a partire da Domenica 15 marzo ore 19.00 presso il Centro parrocchiale della Cattedrale

Le Cresime saranno celebrate a conclusione del Mese del Sacro Cuore
martedì 30 giugno alle ore 19.30

ATLETICA LEGGERA

Domenica 12 Aprile e Domenica 19 Aprile alle ore 15,30

AVVIAMENTO ALL’ATLETICA ( CORSA VELOCE, CORSA AD OSTACOLI, MEZZOFONDO E STAFFETTA) PER RAGAZZE E RAGAZZI DA 8 A 12 ANNI PRESSO IL CAMPO SPORTIVO DELLA CATTEDRALE DI SORRENTO.

È RICHIESTO ABBIGLIAMENTO SPORTIVO

GLI OPERATORI PASTORALI A ORVIETO

“Quello che si vive in pochi giorni talvolta risulta essere più significativo e intenso di quello che si riesce a vivere in un anno intero . Basta tenere gli occhi bene aperti, la mente libera, il cuore in ascolto e soprattutto è necessario fotografare, non attraverso l’ausilio di tecnologiche macchine fotografiche, dotate dei più lunghi e sofisticati obiettivi per la messa a fuoco, ma cercando di catturare quei momenti che con la loro eco riecheggeranno nel tempo. Questa è stata  la leitmotiv che ha accompagnato noi operatori pastorali nei tre giorni trascorsi insieme ad Orvieto, tanto brevi quanto intensi. La spina, quella stessa  che ci tiene saldamente attaccati alla caotica presa radicata nel muro della realtà, che ci fa muovere freneticamente nell’instancabile vortice della routine, abbiamo cercato semplicemente di staccarla, per accorgerci che fermarci un istante o più può rivelarsi un sano esercizio grazie al quale scoprire quello che spesso dimentichiamo di aver vissuto, nonostante sia profondamente nostro. Ci siamo guardati intorno, incontrando i magnifici e verdi paesaggi dell’ Umbria, ma soprattutto ci siamo dati uno sguardo dentro, ponendoci quelle domande tanto semplici quanto intrinsecamente complicate:

“Hai mai incontrato Dio?” “L’hai mai riconosciuto?”

“E se l’hai incontrato, quanto spesso incontri te stesso? Quante volte ti riconosci in quello che mostri, che fai o che dici?”

Questi interrogativi ci hanno accompagnato come uno zaino sulle spalle, li abbiamo portati in giro per le assolate e ventose strade di Orvieto, insieme a noi hanno osservato l’imponente e spaventosa bellezza del duomo, hanno alzato il naso verso l’alto e  spalancato la bocca dinanzi all’arte che prende vita nella cappella di S. Brizio, meravigliosa opera portata a termine dal Signorelli; curiosi, poi, nel monastero di Orvieto, hanno teso le orecchie per cogliere ogni parola pronunciata dalle monache clarisse, la storia delle loro affascinanti vite, rimanendone estremamente catturati e colpiti. Hanno incrociato i loro sguardi complici e  durante la celebrazione della Messa, ascoltato le loro melodiose voci che si fondevano l’un l’altra quasi per magia, fino a diventarne una sola. I nostri interrogativi, infine, arricchiti di tutte le istantanee di cui i nostri occhi si sono fatti “ladri”, si sono tramutati in risposte, ci hanno dolcemente obbligati a riguardare velocemente tutta la nostra vita, come succede nei film, quando il protagonista, nell’attimo prima di morire, rivede scorrere dinanzi a sé tutte le immagini della propria esistenza, quelle degne di nota. Questo è quello che ci siamo ritrovati a fare anche noi, riconoscendo Dio e noi stessi in un momento, un’occasione o, in qualche caso, in una vita intera.

E tu? L’hai mai incontrato Dio? E se è successo, l’hai riconosciuto? Sei riuscito a bloccarlo in una fotografia che hai conservato nell’archivio della tua memoria? Ma soprattutto, sei mai riuscito a prendere la sua forma? Ti sei mai riconosciuto a sua immagine e somiglianza?

Orvieto ci ha lasciato questo: la sensazione di aver portato a casa un album fotografico, ricco di riflessioni, di sguardi, di parole che non sanno volare via con il vento. E’ stata l’ulteriore piccolo pezzo di un puzzle che un giorno ci dirà chi siamo stati ma soprattutto chi siamo diventati…

E’ stato un incanto staccare la spina, riscoprirsi e riconoscersi, farsi spalla, sulla quale lasciare che gli altri si poggino. Ancor più incantevole arrivare a scoprire  che esiste, da qualche parte, un’altra spalla sulla quale poggiarsi e grazie alla quale “il dolore TACE”

Tonia

 

Hai mai incontrato Dio? Hai mai incontrato te stesso?

Sono le due domande che hanno fatto da filo conduttore al fine settimana per operatori pastorali che si è tenuto ad Orvieto dal 17 al 19 aprile e a cui hanno partecipato una trentina di “più o meno” giovani tra educatori di Azione Cattolica, catechisti, operatori dell’Associazione “il Prossimo e il Futuro” e del Centro Sportivo Italiano.

Durante la prima giornata, l’interrogativo sul nostro incontro con Dio proposto dal parroco don Carmine che guidava questa esperienza, ha permesso a tutti noi di soffermarci sull’importanza della Sua presenza nella nostra vita quotidiana e, ancor di più, a farci ritornare alla mente uno o più momenti in cui, per un motivo o per un altro, l’incontro con Lui è stato talmente forte da non poter essere altro che “reale”.

Molti degli operatori hanno raccontato di incontri avvenuti in momenti di dolore o di sofferenza personale o di una persona cara, ma ci sono state anche testimonianze di una presenza forse meno evidente perché non manifestasi in maniera plateale, ma sicuramente più dolce e rassicurante perché costante nel tempo e non bisognosa di gesti eclatanti, ma di piccoli particolari che hanno il dono di rendere speciali anche momenti che possono sembrare banali: un sorriso, un abbraccio anche solo uno sguardo…

La presenza di Dio, che è Amore, come l’amore è un fuoco che scalda e illumina a lungo, non che incendia e distrugge in una vampata, è un focolare a cui ci si avvicina con la sicurezza della certezza del benessere che si proverà grazie al suo tepore, non con la paura della possibilità di bruciarsi perché ci siamo avvicinati troppo…

Questa presenza si è resa ancora più evidente quando, nel pomeriggio del sabato, gli operatori pastorali hanno incontrato due giovani donne della nostra Diocesi che hanno deciso di consacrare la propria vita a Dio, indossando l’abito delle Clarisse nel Monastero del Buon Gesù.

L’aspetto che più ha colpito di suor Chiara Benedetta e suor Grazia (originarie, rispettivamente, di Meta e Castellammare di Stabia), al di là delle parole incentrate su alcuni incontri di Gesù con i discepoli e in particolare sull’atteggiamento delle donne nel corso di questi incontri, è stata l’evidente serenità che manifestavano e che trasmettevano a tutti, una gioia di vivere che noi che viviamo al di fuori di quella che potrebbe essere vista come una prigione, seppur volontaria, difficilmente riusciamo a capire e che ha lasciato in molti dei presenti più di un interrogativo.

La seconda giornata si è invece sviluppata intorno alla seconda domanda e sulla riflessione in merito alla percezione che gli altri hanno di noi e come noi, di riflesso, viviamo questa percezione; anche in questo caso le risposte sono state le più diverse, ma molti hanno testimoniato una certa difficoltà a far arrivare agli altri, anche persone vicine, il proprio “io” e quelle che sono le nostre vere intenzioni e i nostri veri sentimenti, mettendo in atto, in alcuni casi, dei veri meccanismi di difesa che, nel tentativo di compiacere gli altri, ci portano a cambiare noi stessi, facendoci diventare diversi da quelli che in realtà siamo, arrivando alla sensazione che probabilmente siamo proprio noi quelli che meno riusciamo a riconoscerci.

Il bilancio finale parla di una tre giorni sicuramente bella e intensa, in cui se gli “incontri” erano il tema centrale, i momenti più forti sono stati sicuramente quelli in cui ci siamo permessi di incontrarci vicendevolmente, sia raccontando di sé nei momenti di riflessione, sia parlando di sé con gli atteggiamenti che ci caratterizzano e che ci identificano, fossero questi anche dei ritardi o delle battute che possono sembrare inopportune: il bello dello stare insieme è dato anche dall’essere sé stessi, senza pensare troppo a quello che pensano e dicono gli altri, cosa che quando siamo lontani da casa ci riesce meglio e più naturalmente, quasi che la luccicante atmosfera sorrentina ci costringa a rinchiuderci in una “clausura dell’apparenza” che non ci permette di essere quello che veramente siamo.

Vincenzo

 

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Un’antica leggenda sorrentina racconta….

La settimana  che precede la Pasqua è ricca di suggestioni in Penisola. La Domenica delle Palme, giorno in cui si ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme,  i sorrentini  recano ramoscelli di ulivo, benedetti in una solenne cerimonia.                                                                                             Accanto a queste palme, ne spiccano altre più particolari, realizzate con confetti colorati, che si trovano esclusivamente in Penisola in quanto legate ad un’antica e suggestiva leggenda.

Si racconta che alcuni secoli fa quando i saraceni, temutissimi pirati turchi terrorizzavano con le loro incursioni tutta la costa, ci fu un tentativo di invasione particolarmente cruento.                                                                                                          Numerose navi pirata si avvicinarono alle coste sorrentine, gli abitanti della città, impauriti, si rifugiarono nella Cattedrale invocando la grazia di essere salvati dai pirati.                                                                                                                                             Le loro preghiere furono esaudite e tutte le navi saracene naufragarono in prossimità della costa. Nessuno dei pirati si salvò, unica superstite fu una giovane fanciulla, schiava dei saraceni che, miracolosamente, riuscì a mettersi in salvo raggiungendo a nuoto Marina Grande. Giunta in Cattedrale per cercare rifugio, fu amorevolmente accolta e protetta dai sorrentini e lei, in segno di gratitudine, fece scivolare dal collo un vecchio sacchetto e ne depositò il contenuto sull’altare: erano confetti colorati.

Secondo la leggenda era quella la Domenica delle Palme e da allora, ogni anno, in ricordo dello scampato pericolo, le palme a Sorrento  hanno i colori variopinti dei confetti, frutto della gratitudine di quella giovane fanciulla che grazie ai sorrentini riuscì, miracolosamente a salvarsi dai saraceni.

Ancora oggi, la leggenda di quella ragazza rivive la domenica delle Palme quando i sorrentini  portano, per la benedizione in Chiesa, palme di confetti.                                                                                                                        Se ne possono  trovare di tutti i tipi, i confetti hanno mille forme e colori e sono sapientemente abbinati con fiori, spighe di grano e quant’altro la fantasia di questi “artisti delle palme di confetti” è in grado di  esprimere

Gli adulti di Azione Cattolica della nostra Parrocchia insieme ai ragazzi e agli operatori della Associazione di Promozione Sociale “il PROSSIMO e il FUTURO” si sono incontrati lo scorso 13 marzo per realizzare insieme alcune palme di confetti e per dare ancora respiro a questa tradizione. Queste stesse palme potranno essere acquistate nelle prossime domeniche sul sagrato della Cattedrale; il ricavato sarà interamente destinato alle attività dello Spazio aggregativo per persone diversamente abili promosso dalla APS “il PROSSIMO e il FUTURO”

MENO CHIACCHIERE…PIU’ LACRIME

Mercoledì 18 febbraio nella nostra Cattedrale, insieme al Vescovo, abbiamo mosso i primi passi di questa Quaresima accogliendo sul nostro capo un pizzico di ceneri e nel nostro cuore le parole “Convertiti e credi al Vangelo!”. La nostra comunità parrocchiale, insieme ai diversi gruppi e alle confraternite laicali, si è ritrovata a condividere la gioia e la sobrietà di questo momento provando a fermarsi sull’essenziale alla luce della Parola di Dio. Quelle che seguono sono le testimonianze di una mamma, sposa e operatrice pastorale della nostra parrocchia, Carmelina, e di Gianfranco presidente diocesano dell’Azione Cattolica e ministro della Comunione presso la nostra comunità parrocchiale ; vogliamo condividerle con voi…e con voi vogliamo condividere questo piccolo pellegrinaggio verso la Pasqua. Buon cammino!

Con il rito delle Ceneri provo a dare inizio al mio cammino di penitenza, cerco di comunicare la mia Quaresima magari pensando a qualche rinuncia che potrei fare in questo periodo, qualcosa che con la privazione mantenga viva la mia attenzione, che mi ricordi che è tempo di conversione e preghiera assidua, che mi ricordi che questo non è un tempo triste perché il Signore nella sua grande misericordia non smette mai di volermi bene. Quando ero bambina e mi veniva detta questa cosa, non riuscivo a comprenderla, non capivo come potesse essere così grande l’amore di un padre. Oggi che ho quasi 50 anni e che sono diventata madre, spero di accogliere e di donare con l’aiuto della preghiera la grazia del Signore nella mi vita.
In questo tempo di quaresima oltre al digiuno nei giorni raccomandati, vorrei provare ad astenermi dalle parole che so potrebbero far male e dal mormorare. Come operatore pastorale sento che è tempo di crescere, di piangere attraverso ‘il dono delle lacrime” che Papa Francesco ci chiede di invocare e di testimoniare con la mia vita l’essere cristiano e creatura Pasquale.

Quaresima: tempo di fidanzamento
Con il suggestivo rito dell’imposizione delle ceneri prende avvio ogni anno il tempo di Quaresima, tempo che la Chiesa qualifica come “forte”.
“Quaresima” significa “quaranta giorni”: quaranta giorni in cui la comunità cristiana è invitata a prepararsi alla Pasqua annuale, centro dell’anno liturgico, mistero che fonda la fede cristiana. La Quaresima è, dunque, essenzialmente un itinerario che ha una meta ben precisa: la Pasqua.
Non avrebbe senso fare penitenza, fare l’elemosina, digiunare, senza il preciso orientamento alla Pasqua.
Nei testi liturgici l’orientamento della Quaresima alla Pasqua, come redenzione offerta e come vita che si realizza pienamente, è espresso con chiarezza. La Pasqua è il simbolo reale della vittoria di Dio sul peccato e sulla morte; è la proposta di un’esistenza nuova caratterizzata dalla condizione di figli di Dio. La Quaresima ci conduce a comprendere e a vivere questo progetto di Dio, e lo fa soprattutto mediante la preparazione al battesimo dei catecumeni e il ricordo dello stesso per i già battezzati.
“La Quaresima allora è un periodo di fidanzamento. È come quando ti è capitato un colpo di fulmine, hai provato emozioni fortissime, hai intuito che nella tua vita ci sono possibilità inedite di felicità con la persona per cui batte il tuo cuore… Nell’avventura dell’amore che comincia ci vuoi essere tutto, tu, non solo le tue emozioni, ma tutta la tua vita, i tuoi progetti, i tuoi sogni, i tuoi desideri, la tua voglia di vivere. Ecco, la Quaresima è il tempo del fidanzamento. Hai forse capito che c’è da innamorarsi a fondo di Dio, allora lo prendi o meglio, lui ti prende, e ti porta nel deserto per poterti parlare cuore a cuore” (D. Sigalini, Riscattato per sempre, AVE).Quaresima: tempo di fidanzamento

Concerto St. Gabriel’s School Chamber Choir

Sabato 7 Marzo 2015 alle ore 19,30 si terrà il concerto ” St. Gabriel’s School Chamber Choir” presso la Cattedrale di Sorrento in Via Santa Maria della Pietà.